A volte è il ricordo del passato a ossessionarci. Oppure la paura del futuro, di ciò che succederà. Krishnamurti descrive il passato come un’ombra, nella quale il presente perde la sua chiarezza, e il futuro come la continuazione dell’ombra. Passato, presente e futuro sono collegati dal filo della memoria. Il pensiero, in questo caso, è come un animale irrequieto legato a un palo, che si muove attraverso il presente verso il futuro e poi torna indietro. Ma non è mai libero della sua ombra. Questo movimento è l’occupazione che dà alla mente la sensazione di essere viva. Occuparsi di qualcosa è nella natura della mente. Senza occupazione, la mente non è. E la paura di non essere la rende irrequieta e attiva. Ma questa attività, ha solo l’apparenza della vita, ma non è vita. E’ solo un’attivazione mentale che ci immobilizza, che ci rinchiude dentro a un labirinto che ci incastra e dal quale, molto spesso, non riusciamo più a uscire.
Un’altra modalità di pensiero disfunzionale molto frequente è quella adottata dall’uomo protagonista de “La storia del martello”, tratto dal libro “Istruzioni per rendersi infelici”, di Paul Watzlawick. Un uomo vuole appendere un quadro. Ha il chiodo, ma non il martello. Il vicino ne ha uno, così decide di andare da lui e di farselo prestare. A questo punto gli sorge un dubbio: e se il mio vicino non me lo vuole prestare? Già ieri mi ha salutato appena. Forse aveva fretta, ma forse la fretta era soltanto un pretesto ed egli ce l’ha con me. E perché? Io non gli ho fatto nulla, è lui che si è messo in testa qualcosa. Se qualcuno mi chiede un utensile, io glielo darei subito. E perché lui no? Come si può rifiutare al prossimo un così semplice piacere? Gente così rovina l’esistenza agli altri. E per giunta si immagina che io abbia bisogno di lui, solo perché possiede un martello. Adesso basta! E così si precipita di là, suona, il vicino apre, e prima ancora che questo abbia il tempo di dire “Buongiorno”, gli grida: “Si tenga pure il suo martello, villano!”.
Concludendo, la mente non può pensare a qualcosa che non sia parte di essa, non può pensare all’ignoto. Pensare a come sarebbero potute andare le cose in passato se avessimo agito differentemente o a cosa ci accadrà nel futuro ci è ignoto. Perciò, cercare risposte in queste direzioni ci fa rischiare solamente di andare fuori strada. E di farci consumare energie inutilmente, perché non ci porteranno mai le risposte che cerchiamo. Lasciandoci addosso una sensazione di pesantezza e stanchezza. Le risposte utili invece le possiamo trovare solo nel nostro presente, agendo, anzi, vivendo! Think less…live more…Ovvero, pensa di meno…vivi di più…Significa aver imparato a evitare di subire i propri pensieri e di gestirli in modo tale che possano condurci a mettere in atto comportamenti funzionali alla realizzazione del nostro benessere.