Conoscere il funzionamento del nostro cervello dovrebbe essere un sapere diffuso e condiviso, non solo per chi lavora nel campo della salute mentale o delle neuroscienze, ma per ciascuno di noi. Perché?
Perché comprendere come funziona il nostro cervello ci mette nella condizione di usarlo meglio, di non subirlo, di orientarlo verso ciò che davvero vogliamo essere e fare.
Nel mio lavoro di psicoterapeuta strategica, mi confronto ogni giorno con persone che si sentono bloccate, incastrate in comportamenti o emozioni che “non vorrebbero avere”, ma che si ripetono, anche contro la loro volontà. Spesso il primo passo per uscire da questi blocchi è capire davvero cosa accade dentro di noi.
Il cervello: un sistema complesso, ma conoscibile
Il cervello umano è un organo affascinante, incredibilmente sofisticato. Ma non serve essere neuroscienziati per comprenderne alcuni principi fondamentali, che possono cambiarci la vita. In modo molto semplificato, possiamo dire che il cervello è composto da:
🔴 Una parte “antica”
• È la più primitiva, evolutivamente parlando (include strutture come l’amigdala e l’ipotalamo)
• È responsabile di emozioni viscerali, istintive (come la paura, la rabbia, l’attacco o la fuga…)
• Reagisce in modo automatico agli stimoli di minaccia o stress
🔵 Una parte più recente: la neocorteccia
• Si è sviluppata molto più tardi nell’evoluzione dell’uomo
• Ci permette di ragionare, analizzare, imparare, immaginare (è la sede del pensiero cosciente e dell’intenzionalità)
• Costruisce un modello del mondo, delle relazioni, delle esperienze
Quando il cervello antico prende il sopravvento
Il problema nasce quando, in certe situazioni, il cervello “antico” prende il controllo. Accade ad esempio quando:
• ci arrabbiamo e reagiamo in modo impulsivo, pur sapendo che ci farà stare peggio
• proviamo ansia e cerchiamo disperatamente di evitarla, alimentandola senza volerlo
• adottiamo comportamenti che “non vogliamo più”, ma che si attivano quasi in automatico
Anche se sappiamo razionalmente che sarebbe meglio agire in un certo modo, è la parte primitiva del cervello a spingerci in un’altra direzione. Ecco perché non basta sapere. Serve fare esperienza.
Come possiamo usare questa consapevolezza per superare i problemi?
Sapere che il nostro cervello funziona così non ci giustifica, ma ci responsabilizza. Ci dice che:
• Non siamo schiavi delle emozioni, ma dobbiamo imparare a dialogare con esse in modo nuovo
• Possiamo rieducare il cervello antico attraverso comportamenti nuovi, che creano esperienze correttive
• La via d’uscita non è solo nell’analisi, ma nell’azione guidata
Il potere trasformativo della plasticità cerebrale
Ed è qui che entra in gioco uno dei concetti più potenti e sottovalutati: la plasticità del cervello. Il nostro cervello cambia in base a ciò che facciamo. Ogni volta che interrompiamo un comportamento disfunzionale e ne mettiamo in atto uno nuovo, stiamo rimodellando attivamente le connessioni neurali.
La Terapia Breve Strategica lavora proprio su questo: non parte dal perché, ma dal come. Propone strategie concrete, mirate, a volte paradossali, per aggirare i blocchi e generare nuove esperienze (“esperienze emozionali correttive”). E ogni nuova esperienza è un piccolo allenamento per il nostro cervello, che apprende e si modifica.
In sintesi: conoscere il cervello ci aiuta a smettere di combatterci e iniziare a comprenderci. Cambiare è possibile, perché il cervello è plastico e può imparare sempre…anche a star bene!
“Noi siamo quello che facciamo ripetutamente” (Aristotele)